Appennere ‘e fierre a sant’ Aloja

Letteralmente: appendere i ferri a Sant’Eligio.

Diciamo subito che l’Aloja santo di riferimento non è Sant’Ignazio il cui cognome si completa, come si sa, aggiungendo al suo nome quello della città natale, che risulta essere Loyola: in questo caso parliamo di un altro santo e precisamente Sant’Eligio.

Ebbene anticamente quando i cavalli esausti si godevano la fine della carriera (godere è un’iperbole, visto che la destinazione finale non poteva che essere una rottamazione in uno dei tanti macelli cittadini), i cocchieri di piazza che li avevano utilizzati per la loro attività andavano tradizionalmente ad appendere i loro ferri presso la basilica dedicata a Sant’Eligio, nei pressi del Mercato (un po’ come quando per la rottamazione degli autoveicoli si porta il libretto di circolazione e la targa al Pubblico Registro Automobilistico).

Quindi, il senso dell’espressione è proprio quella di chiudere un’attività o un lavoro per sopraggiunti limiti di età!

Come vorremmo anche noi, un tempo prossimi alla meritata pensione prima che la devastante legge Fornero ci togliesse questo diritto, allungando la sofferenza del lavoro in un’azienda che non riconosciamo più come nostra, “appennere ‘e fierre a sant’Aloja

Non lo possiamo fare, ahimè, essendo invece costretti a constatare tutti i giorni, a fronte del vivere lavorativo quotidiano, che appese sono le sciabole (ossia i giovani fortunati entrati nel mondo del lavoro) mentre i foderi (ossia chi dovrebbe invece avere una funzione più di supporto) sono costretti a combattere (anche per sistemare i danni provocati dal… fuoco amico) (1).

Ma su questa assoluta verità conto di intrattenervi a breve.

(1) Mi riferisco al proverbio “‘E fodere cumbatteno e ‘e scabbiole stanne appese

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