Dio perdona, Sangiuanne no!

Letteralmente: Dio perdona, San Giovanni no!

Ci sono alcune figure emblematiche che noi napoletani rispettiamo (o rispettavamo) particolarmente: una di queste è (o era) il padrino di battesimo o di cresima, al quale il bambino o giovane che fosse deve (o avrebbe dovuto) assoluto rispetto.

Era proprio il padrino (o la madrina), detto più semplicemente “cumpare” (o cummara), ad assumere in prima persona la responsabilità, oltre a quella dei genitori s’intende, sul fatto che il battenzando o cresimando avesse seguito una via retta e rispettosa dei comandamenti divini e terreni: in altre parole avrebbe dovuto filare dritto!

In base a questa responsabilità il padrino avrebbe dovuto avere più severità dei genitori, in ossequio all’incarico “liberamente” assunto.

Il compare era persona rispettata (ovviamente non alludiamo alla omonima saga magistralmente creata dalla penna di Mario Puzo, anche se il riferimento è chiaro e diretto, soprattutto nella cultura siciliana): a lui veniva concesso il posto di riguardo, essendo stata una persona scelta con attenta cura e metro di giudizio (magari un padrino in grado di assicurare un futuro sicuro al figlioccio, sarebbe stato elemento differenziante nel grado di giudizio).

Perché il padrino viene definito Sangiuanne? Sicuramente non in riferimento a S. Giovanni apostolo, discepolo adorato di Gesù, ma dell’altro San Giovanni Battista che sulle rive del Giordano tenne a battesimo nostro Signore.

Il San Giovanni a cui si fa riferimento fu anche un grande esempio di inflessibilità e rigidità, vivendo una vita di sacrifici e penitenza, lontano da qualsiasi forma di distrazione…

Ma, secondo voi, a parte le storie di mafia, le cose oggi stanno veramente così?

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