E’ gghiuto ô ffrisco…

Letteralmente: è andato al fresco…

Molti associano l’espressione all’andare in galera per passarvi un periodo di tempo, a causa di qualche pendenza con la giustizia… ma, nel nostro caso, non è del tutto esatto.

E’ vero che le condizioni delle galere, soprattutto nl periodo invernale, non sono confortevoli, ma ji ‘o ffrisco ha un’attinenza con la richiesta di anticipo di una somma di danaro dietro pegno, fatta al  Monte di Pietà…

Andiamo con ordine: quando le persone hanno bisogno di denaro e non trovano una Banca che li finanzia, si recano al banco dei pegni per avere una somma in anticipo fornendo un bene reale a garanzia, generalmente oggetti in oro, in argento o altri beni di famiglia; talvolta ad essere impegnati erano, nel passato, anche indumenti e biancheria.

Per anni il Monte di Pietà, famoso quello del Banco di Napoli, ha retto la precaria economia del vicolo con questo sistema.

Ma perché ‘o frisco? La soluzione la trovate nella meravigliosa scena di Miseria e Nobiltà, quando Felice Sciosciammocca (Totò), per placare i morsi della fame, manda l’amico don Pasquale  il fotografo (Enzo Turco) ad impegnare un paletot, per fare, con il ricavato, un pranzo luculliano, una varietà di cibo tale da richiedere in pegno “’o cappotto ‘e Napoleone”…

Ebbene chi si privava di tale indumento, soprattutto durante il periodo invernale, rimaneva al freddo o più dolcemente ‘o frisco!

Ve ne abbiamo già parlato e vi ci rimandiamo: è gghiuto ‘o ffrisco è una delle voci presenti nella Rumba d’ ‘e scugnizze, capolavoro di Raffaele Viviani, quando a sparire era stato un orologio.

Rubato penserete voi? No, semplicemente impegnato!

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