Faccia ‘e trent’anne ‘e fave

Foto di Chris Reading da Pixabay

Letteralmente: faccia da trent’anni di fave.

Con questa espressione additiamo o segnaliamo qualcuno come un brutto ceffo, stante il suo aspetto poco rassicurante e, nello specifico, un avanzo di galera.

Ma che c’entrano le fave?

Diciamo subito che la situazione carceraria non è stata mai delle migliori né oggi né, soprattutto, un tempo dove chi vi entrava non era sicuro di uscirne con i suoi piedi.

Condizioni igienico sanitarie pietose, trattamento duro e mancanza di cibo, dove la quotidianità a tavola era rappresentata, nel migliore dei casi, da una scodella con delle fave secche.

E il richiamo ai trent’anni non è casuale: si tratta, infatti, della pena massima infliggibile prima dell’ergastolo…

L’associazione del brutto ceffo, poi, veniva naturale: avete mai visto un ergastolano bello come un divo del cinema?

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