Jirse a spilà ‘e rrecchie a san Pascale

Letteralmente: andare per farsi sturare le orecchie a San Pasquale.

Quante volte cerchiamo di parlare con qualcuno e notiamo che il nostro interlocutore non ci ascolta? Oppure quante volte chiediamo a qualcuno di fare qualcosa senza avere una risposta concreta, anzi sembra quasi che dall’altra parte ci sia l’impossibilità di capire quello che diciamo?

In questo caso un suggerimento l’abbiamo: quello di andare a farsi sturare le orecchie per essere così… più ricettivi alle nostre istanze!

Ma l’operazione banale non va fatta al primo Pronto Soccorso, bensì presso il monastero dei monaci  una volta situato nei pressi di San Pasquale a Chiaia, che gestivano un piccolo ospedale specializzato in problemi otorino-laringoiatrici.

Una delle pratiche più comuni era quella di liberare le orecchie da quel fastidioso tappo di cerume, causa di diversi problemi, tra i quali una parziale sordità.

I monaci usavano un olio medicamentoso prodotto da loro stessi, ricco di sostanze emollienti tra le quali le mandorle che venivano prodotte nei propri giardini.

Una curiosità: il monastero di San Pasquale era adiacente all’omonima chiesa edificata per volontà di Carlo di Borbone nella seconda metà del diciottesimo secolo (1750 circa) e affidata alla custodia dei monaci Alcantarini di Lecce , famiglia francescana nell’Ordine dei Frati Minori.

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