Perchè la zona dei Ponti Rossi si chiama così?

I Ponti Rossi sono una vasta zona di Napoli che va dal Parco di Capodimonte, fino a Piazza Grande tramite Via Ponti Rossi.

Nota fin dai tempi dei romani che apprezzavano la fertilità del territorio, ha ospitato un tratto dell’acquedotto di epoca claudia in tufo e laterizi rossi (da cui deriva il nome).

Questa zona nel Medioevo era chiamata “la vela”, poi prese il nome di “campo dei nostri”, poi di “Archi di mattoni” e, quindi di “Ponti rossi” per il colore dei mattoni, come detto in precedenza.

L’acquedotto fu costruito al tempo dell’imperatore Claudio (Lugdunum, 1º agosto 10 a.C. – Roma, 13 ottobre 54), ma, molto probabilmente fu iniziale opera di Augusto, per rifornire di acqua la zona di Capo Miseno dove spesso approdava la sua flotta.

Dopo la caduta dell’impero romano l’acquedotto fu completamente distrutto, cessando di fatto la sua attività

Fu don Pedro di Toledo, un benefattore della città, come potrete leggere negli altri articoli sin qui pubblicati, a volerne la ricostruzione. Il Viceré diede incarico ad uno studioso, tale Antonio Lettieri, di presentargli un progetto di restauro.

Lo studioso accertò che l’acquedotto, alimentato dalle sorgenti dell’ Acquara nella valle del Sabato, cioè nella città di Serino, era lungo 43 miglia fino a Napoli e 50 fino a Baia. Attraverso altre condotte l’acqua del Serino veniva portata anche a diversi paesi, fino a Sarno, Nola e Pompei.

L’acquedotto era alto m. 2,10 ed era largo m. 0,82; era rivestito di cocciopesto e coperto con tegole, ricoperte da un masso a getto ad opera mista.

A Napoli, grazie a un percorso sotterraneo, giungeva a Capodichino e poi sboccava nella cupa di Miano, cioè alla valle dei Ponti rossi dove l’acquedotto si divideva in due: una direttrice portava verso Sant’Eframo, il giardino botanico, il quartiere dei Vergini, il largo delle Pigne, poi proseguiva e giungeva presso San Pietro a Maiella.

L’altro ramo, radendo la falda della collina di Sant’Elmo, passava per il convento di Gesù e Maria, per la chiesa di Montesanto e dietro quella della Trinità degli Spagnoli, quindi per la collina superiore alla spiaggia di Chiaia poi arrivava sopra la grotta puteolana, ove si divideva in altri due rami, uno forniva l’acqua alle famose ville di Posillipo ed a Bagnoli, l’altro per i colli leugogei, per Pozzuoli e Baia, andava a finire nel grande serbatoio di Miseno.

Un successivo restauro dell’acquedotto fu riproposto nel 1846, quando l’architetto Abate costatò che il termine della costruzione romana non era Napoli, ma Baia dove si trovava la Piscina Mirabile.

Via Ponti Rossi, invece, è una strada lunga 2,5 chilometri che congiunge le zone Capodimonte ed Arenaccia con l’area settentrionale di Napoli.

Oggi tutta la zona soffre di un degrado di difficile soluzione.

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