Piglià ‘o cuoppo ‘aulive p’’o campanaro ‘o Carmene

Letteralmente: confondere il cartoccio contenente le olive con il campanile del Carmine Maggiore.

Per stigmatizzare le sviste, a Napoli utilizziamo diversi modi di dire, alcuni coloriti, altri un pò più volgari.

Ve ne proponiamo ora uno alquanto simpatico legato al campanile della Chiesa del Carmine, detto di fra’ Nuvolo in onore del frate domenicano che lavorò alla sua costruzione, famoso anche perché, con un tradizione secolare, ogni anno viene dato alle fiamme con l’utilizzo di fuochi pirotecnici.

Il campanile, alto circa 75 metri, è qualcosa di ben visibile ed identificabile, al centro della piazza che ospita la basilica, fatta erigere a partire dal 1301 da Elisabetta di Baviera, madre di Corradino di Svevia e con le sovvenzioni di Margherita di Borgogna, seconda moglie di Carlo I d’Angiò.

Parliamo quindi di uno de momumenti storici cittadini: se qualcuno riesce a confonderlo con l’involucro di carta a forma di cono (‘o cuoppo), per sua natura destinato a contenere anche altri generi alimentari, non possiamo non consigliargli una visita da un’oculista, oppure di porre maggior attenzione all’identificazione di cose, situazioni  o persone!

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