Quante sono le strade di Napoli dedicate ad abati?

Sono 5 e precisamente: Via Abate Alferio: dalla Strada Provinciale di Caserta a Via Faito nel quartiere Secondigliano

  • Contrada Abate Candeloro, nel quartiere Barra
  • Via Abate Desiderio: tra via B. Cristiano Francesco a via Giovanni Diacono, nel quartiere Secondigliano
  • Via Abate Gioacchino: dalla cupa S. Cesarea e fino a Miano, nel quartiere Secondigliano
  • Via Abate Luigi Minichini: nel quartiere San Carlo all’Arena

Vediamo le loro storie.

Abate Alferio

VittoreIIIDi origine salernitana, fu il fondatore ed il primo abate dell’abbazia di Cava dei Tirreni.

Appartenente alla nobile famiglia dei Pappacarbone abbracciò la carriera monastica come voto a seguito di una grave malattia.

Morì vecchissimo, a circa 120 anni, e fu canonizzato da Papa Vittore III nel 1087.

Abate Candeloro

C’è molta leggenda su questo Abate, ma è famoso per aver scacciato i saraceni dalle scorrerie presso i mulini che erano abbondanti nella zona del quartiere Barra.

Abate Desiderio

Nativo di Benevento, appartenente alla nobile famiglia dei conti di Marsi, fu abate di Montecassino. Fu eletto papa con il nome di Vittore III (quello che canonizzo l’Abate Alferio). Ricordato dalla Chiesa come il grande papa Desiderio, indisse un sinodo a Benevento nel quale proibì simonia ed investiture laiche.

 Abate Gioacchino

Meglio conosciuto come Gioacchino da Fiore, era un monaco calabrese (1135 – 1202) che si impegnò per il ritorno della chiesa a posizioni più ortodosse.

Abate Luigi Minichini

Abate e carbonaro (1783-1861). Dopo la rivoluzione del 1820 andò in giro per l’Europa giungendo a Filadelfia dove morì.

Ci sarebbe anche un Sergio Abate, un bergamasco arruolatosi volontario nella guerra di Etiopia dove perse la vita, ma no fa parte di questa particolare categoria di intestatari di toponimi…

Commenti
Tutti i commenti
Commenti

error: Questo contenuto è protetto da Copyright!
X