Sfruculià ‘a mazzarella ‘e San Giuseppe

Letteralmente: danneggiare il bastoncino di San Giuseppe.

Capita spesso di incrociare gente molesta, come quella che ti sta addosso e che ti provoca, ma che tu vorresti evitare. In questo caso, per far capire che forse sarebbe meglio girare alla larga, a Napoli usiamo – in negativo – questa espressione: “Nun sfruculià ‘a mazzarella ‘e san Giuseppe“!

Diciamo subito che il paziente san Giuseppe marito di Maria e padre di Gesù c’entra solo marginalmente: infatti la leggenda racconta di un fatto accaduto nel settecento.

Ma andiamo con ordine.

Si racconta che al tenore Nicola Grimaldi, celebrità del ‘700 nel mondo del bel canto, fosse stato venduto da alcuni imbroglioni un bastone di legno come appartenuto addirittura a San Giuseppe, che l’aveva utilizzato per accompagnare Maria alla Grotta di Betlemme e che, secondo molti, fosse addirittura necessario per scacciare il maligno dal corpo dei posseduti.

Di ritorno a Napoli da Venezia – dove si era esibito al teatro La Fenice – il bastone (mazzarella) fu esposto nell’abitazione del Grimaldi (a palazzo Cuomo alla Riviera di Chiaia) in una nicchia appositamente creata, affinché il popolo napoletano ne potesse godere della vista.

Conoscendo la… curiosità dei napoletani, tuttavia, il tenore mise alla guardia del manufatto un suo servitore veneto il quale doveva evitare che qualche pezzetto (frecule) della verga venisse sottratto e portato a casa come souvenir (la richiesta era di non sfregolarla o sfruculiarla).

Ovviamente, per traslato, lo sfruculiamento del bastone fu utilizzato proprio come una richiesta di non danneggiare cose o, meglio, di non infastidire chicchessia.

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