Sî arrivato â monaca ‘e lignammo

Letteralmente: sei arrivato presso la monaca di legno.

Questa espressione viene utilizzata quando vogliamo dire a qualcuno che sta impazzendo e che sta perdendo il lume della ragione.

Ma perché facciamo riferimento a questa particolare suora?

Sulla soglia del Monastero delle Pentite, che si trovava presso l’ospedale degli Incurabili nel quale si curavano, in genere, le malattie mentali, si trovava una statua di legno raffigurante, per l’appunto, una monaca nel gesto di elemosinare.

Essere arrivati nei pressi, quindi, significava essere stato ricoverato per far fronte ai disturbi mentali che ci affliggono.

In questo ospedale operava non si sa bene se un medico o un’infermiere dal nome Giorgio, molto bravo nel domare i pazzi scatenati.

La sua bravura, unita alla sua fermezza viene riportata anche in un canto popoplare della fine del ‘600:

“Comme te voglio amà, ca sî ‘na pazza?
Nun tiene ‘na parola de fermezza…
Vatténne a Nnincuràbbele pe pazza, /
là ce sta Mastu Giorgio ca t’addrizza!

A Napoli lo conosciamo con il nome che ne deriva, ossia Mastu Giorgio. Quietare i pazzi e gli esaltati nel lavoro è cosa normale, per cui capita di dover fare il Mastu Giorgio per riportare l’ordine, magari in un incontro di lavoro o per sedare qualche “rissa” seppur dialettica tra collaboratori.

Ma non solo: in questo nostro Paese si sente proprio il bisogno di avere un personaggio del genere che, non eccedendo, possa riportare un pò di ordine e serenità.

Auguriamocelo, citando una un strofetta di tale Biaso Valentino, poetastro seicentesco che scrisse:

“Deh, mastro Giorgio mio, dotto e saputo,
che tanta cape tuoste aje addomate,
si nun te muove a darce quarch’aiuto,
nuje simmo tutte quante arrovenate”.

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