Zitto chi sape ‘o juoco

Foto di Jerzy Górecki da Pixabay

Letteralmente: zitto chi conosce il gioco.

Anni fa l’attrazione per i più piccoli era principalmente andare alle giostre, o al circo o partecipare a qualche festa patronale dove si trovava di tutto: venditori di dolciumi, di giocattoli, di torroni e franfellicche (in pratica un bastoncino di zucchero caramellato), qualche saltimbanco e a volte qualcuno chi si cimentava con giochi di prestigio.

Oltre che spalle involontarie di maghi di prestigio, a volte, addirittura, i ragazzini venivano usati come esche per attrarre chi voleva essere frodato con il gioco delle tre carte. Il cartaro anticipava le mosse ai ragazzini, i quali puntando vincevano qualcosina, ma non troppo.

Ovviamente non dovevano raccontare a nessuno il trucco, pena la perdita del corrispettivo; e se qualcuno dimostrava di venir meno a questa consegna gli si consigliava, ad arte, di tacere…

Quando dal punto di vista professionale ho bisogno di tutelare una certa riservatezza nei pregetti dei quali mi occupo, magari in qualche tavolo di lavoro, mi faccio aiutare delle mie espressioni e mi organizzo in questo modo: intrattengo i miei collaboratori in un meeting che ho battezzato “cunsiglie ‘e volpe” nel quale spiego il piano di azione e soprattutto chiedo la massima riservatezza per non svelare al “nemico”  di turno le nostre mosse, rivolgendo a tutti l’invito “e… zitto chi sape ‘o juoco”,

A proposito il meeting così battezzato prende spunto dal proverbio “Cunsiglio ‘e vorpe, rammaggio ‘e galline”, ossia consiglio di volpi, strage di galline, concetto alla base della buona riuscita di un lavoro o di una relazione con terze parti quando l’aiuto dei propri collaboratori è di importanza basilare!

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