‘A Messa d’’e disperate

Letteralmente: la Messa dei disperati.

L’espressione sembra derivare da una situazione relativa ad una chiesa napoletana, quella della Pietà dei Turchini di Via Medina, famosa anche per l’annesso Conservatorio musicale (uno dei quattro ai tempi presenti a Napoli, che diedero vita all’attuale Conservatorio di San Pietro a Majella).

Una congregazione di frati (i frati della chiesa della Pietà) sin dalla fine del ‘500 raccoglieva gli orfanelli abbandonati per strada e provvedeva alla loro istruzione (anche e soprattutto nella musica e nel canto); la divisa dei fanciulli era costituita da una tunica e da un berretto entrambi di colore azzurrino: da qui il nome della chiesa.

Dopo questi doverosi cenni storici, occorre precisare che nella chiesa della Pietà dei Turchini, quando ancora non erano state istituite le messe serali, veniva celebrata l’ultima messa domenicale, precisamente alle ore 14,30.

Ovviamente chi vi partecipava giungeva in ritardo al tradizionale pranzo festivo, con grande disappunto dei commensali. Da qui la domanda “… ma sei stato alla messa dei disperati? “ che, oltre che nell’occasione specifica, viene utilizzata anche in tutti quei casi in cui occorre sottolineare la mancanza di puntualità di qualcuno.

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