I’ te cunosco piro a ll’ uorto mio

Foto di NickyPe da Pixabay

Letteralmente: ti conosco pero (quando eri) nell’orto mio.

Il modo di dire tra le sue origini da una storia contadina.

Il racconto, frutto della fantasia popolare è pressappoco il seguente: trovandosi davanti ad una statua di legno che era oggetto della venerazione da parte di tutti per le sue doti taumaturgiche e miracolose, un contadino la riconobbe come riveniente dal legno di un suo pero che era stato costretto a tagliare in quanto improduttivo.

Per questa ragione egli non volle attribuire gli onori che la statua meritava, rimanendo pragmaticamente legato alla natura del manufatto.

Nel pieno rispetto del giudizio del nostro agricoltore, nella nostra vita (lavorativa e non) a tutti è capitato di avere a che fare con “statue” costruite con questo materiale e sicuramente poco redditizie… Quanti hanno tentato di vendere capacità inesistenti, esperienze vuote e insignificanti, millantando capacità miracolose inesistenti.

Chi li ha conosciuti ha saputo perfettamente di quale materiale si stesse parlando e di come il miracolo fosse utile solo allo stesso, prodigioso, interprete.

Se ne trovate qualcuno apostrofatelo senza dubbio con un “piro”, dichiarandogli la vostra conoscenza sulla sua qualità organolettica: se invece siete arrabbiati, siete autorizzati a rimproverarlo anche con un meno politico “pirito” che noi napoletani indirizziamo a chi,  in termini di sostanza, è paragonabile al fastidioso e puzzolente peto così richiamato!

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