‘O sciarabballo
‘E sciaraballe erano un mezzo di trasporto pubblico facenti parte della storia povera campana; eppure, non sono nati a Napoli, perché il termine è una storpiatura del francese “char- à bancs, cioè un carro dotato di panche (banchi) in legno, trainate da animali, che veniva utilizzato dai contadini, e dai proprietari terrieri, per raggiungere i poderi e lavorarci -i primi- e per recarsi nei propri possedimenti -i secondi-.
Lo sciaraballo venne usato anche da Alessandro Dumas padre che venne nella nostra città da “turista” nel 1835, per una quindicina di giorni e ne rimase incantato: la definì “città dell’allegria e de’ canti giocondi in cui i volti sorridono come l’azzurro del firmamento”, vi ritornò per scrivere la sua “Storia dei Borboni di Napoli” e vi visse dal 1860 al 1864.
Ma non scrisse solo i due volumi della storia partenopea (oltre 1550 pagine); scrisse anche (forse con l’auto dell’eclettico scrittore e giornalista Pier Angelo Fiorentino) una guida storico – archeologica di Napoli e dei suoi dintorni, ricca di aneddoti e leggende, che pubblicò a puntate nel 1861 su “Le Monde illustré” e, dopo due anni riproposta in italiano su “L’indipendente”.
La passeggiata-viaggio nell’Antichità parte dal Palazzo Chiatamone e arriva a Miseno, passando per la tomba di Virgilio, i Campi Flegrei e Baia; della nostra città raccontò le favole e i miti; la musica e i musicisti, i poeti e gli scrittori; la fondazione degli antichi siti; i dintorni. E questa lunga e affascinante passeggiata fu intitolata
“Il curricolo”, proprio il mezzo di comunicazione utilizzato per visitare i dintorni rurali della nostra città.
Poi, quando nel 1864 lasciò Napoli per tornare definitivamente a Parigi, scrisse: “Lascio la più bella città del mondo

Fonti

(Testo e immagine dai miei vecchi post, modificati e da Wikipedia)
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