Vicienzo m’è ppate a mme
Premessa
Un antico detto afferma “Dimme ‘e chi sì figlio e te rico a chi assumiglie” (dimmi di chi sei figlio e ti dico se – e come – gli assomigli), perché non sempre c’è corrispondenza tra genitori e la loro prole; soprattutto nel passato, la sorte dei figli dei potenti poteva essere diversa da caso a caso; invece sui favori materiali, la “parentopoli” ha inciso sempre …
Tuffiamoci nella seconda metà del XV secolo: il potentissimo Alfonso d’Aragona di Trastámara, detto il Magnanimo, re di Aragona, Valencia, Sardegna, Maiorca e di Sicilia, di Corsica, di Gerusalemme e d’Ungheria, conte di Barcellona, Rossiglione e Cerdagna, duca di Atene e di Tessaglia (Neopatria), fu re di Napoli dal 1442 al 1458; con la bolla papale di Eugenio IV (“Regnans in altissimis“) lasciò il Regno di Napoli al suo figlio illegittimo Ferdinando/Ferrante, già nominato Duca di Calabria, mentre tutti gli altri titoli della corona d’Aragona, andarono a suo fratello Giovanni.
Il perché della sua scelta? Ferrante, per carattere e atteggiamenti era molto molto simile al padre e tutti i tentativi del fratello Giovanni risultarono vani, nonostante l’intervento del papa Callisto III e la congiura dei Baroni e fu incoronato ufficialmente nella Cattedrale di Barletta (1459).
Ma – per prolificità – Ferrante superò il padre di gran lunga: passionale, nutriva un’attrazione quasi patologica nei confronti delle giovani donne e fu perfino accusato d’incesto con la sorella Eleonora; nonostante il matrimonio con Isabella di Chiaramonte, che gli diede sei figli – Alfonso detto “il Guercio” e re di Napoli dal 1494 al 1495, Eleonora, Federico, Giovanni, Beatrice e Francesco, tutti molto amati dal Ferrante – si narra della sua passione in vecchiaia Giovannella Caracciolo, figlia del conte Giacomo di Brienza, “la quale veramente è la più bella damisella de Napoli al iuditio de omne persona” (vedovo, l’avrebbe sposata se non ci fosse stata la ferma opposizione del suo primogenito).
Inoltre, ebbe numerose amanti e concubine e oltre ai sei figli legittimi di primo letto, ebbe una seconda moglie, che gli diede un’altra figlia, Giovannella. Passiamo ai “figli segreti, ma non troppo”:
§ dalla concubina Diana Guardato ebbe Maria, Giovanna, Ilaria, tutte ben accasate, ed Enrico, marchese di Gerace;
§ da Marchesella Spitzata, sorella del suo cappellano, ebbe una seconda “Maria”,
§ da Piscicella Piscicelli: Cesare, marchese di Santa Agata e Alfonso (1460 – 1510), Principe della Galilea e poi vescovo di Chieti.
§ da Eulalia Ravignano: Maria Cecilia d’Aragona, che sposò di Gian Giordano Orsini, signore di Bracciano e da lui ebbe una figlia che sposò Pico della Mirandola;
§ da Diana Guardato ebbe Lucrezia moglie di Onorato III Caetani, duca di Traetto, principe di Altamura e conte di Fondi.
§ infine, particolare fu la conquista forzata -con l’accordo del padre conte Giacomo di Brienza- della bella e giovanissima Giovannella Caracciolo, rimasta poi a corte per circa due anni e diede a Ferrante tre figli, tutti bene accasati.
Epilogo
Premesso che il titolo riprende il famoso intercalare della commedia eduardiana <Miseria e nobiltà>: “Vicienzo m’è ppate a mme”, la storia delle “liaisons dangereuses” è frequente in tutto il mondo, e ha dato luogo alla nascita di molte “famiglie parallele”; a Napoli, la più famosa è la doppia dinastia familiare di Eduardo Scarpetta, che riuscì a mantenere – senza alcun problema, escluso quello morale – due dinastie e due famiglie: Scarpetta e De Filippo, oggetto di altri miei vecchi post.
(Cfr. i miei vecchi post e “Del proibito amor – Storia napoletana del XV secolo” di Dino Falconio (2014), modificati, immagine: Ferrante d’Aragona )
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