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Letteralmente: tira via (la merce) e portala via perché c’è il rischio che possa essere sequestrata.
Questa espressione era usata un tempo a Napoli quando la nostra città era la patria del contrabbando e dove, in ogni angolo di strada, si trovavano bancarelle per la vendita di pacchetti di sigarette a buon prezzo.
Nelle zone più popolari, alla faccia della concorrenza, vi erano tantissime bancarelle affiancate e la scelta da parte del cliente, molte volte, era dettata da chi gli era più simpatico (inutile dire che la concorrenza in termini di prezzo veniva azzerata da un “cartello” condiviso tra questi… commercianti).
Non volendone assumere la difesa, è pur vero che con il contrabbando abbiamo vissuto migliaia di famiglie napoletane, fino a quando al posto delle bionde sono arrivati ben altri generi di ristoro… e la diversificazione del business è stato un must.
Ddoje sigarette ‘e contrabbando (definito anche lavoro “leggiero” per dissociarlo da altre ben più pericolose e criminali attività) associato a qualche prestito oneroso con tassi di interessi ancora legali: questo era in molti casi la sussistenza economica di tante famiglie che viveno nel classico basso (‘o vascio).
Per quanto riguarda questa “voce” (così si definiva il richiamo che i commercianti facevano per pubblicizzare la loro merce ai propri clienti, particolare richiamo di cui abbiamo discusso nell’articolo “Quanti mestieri sono richiamati nella celebre “Rumba d’ ‘e scugnizze”?, l’esempio più illuminante ce lo da ‘onna Sufia (Loren) in quel capolavoro che è l’Oro di Napoli. Mentre arriva la polizia si sente “’a voce” della sentinella posta a difesa della postazione e tutti a fuggire: ma non Sofia in quanto gravida e non associabile alle patrie galere.
Per concludere, dunque, a Napoli usiamo ancora questa espressione anche per convincere qualcuno che ci sta assillando ad alzare i tacchi velocemente e ad andare via, il più in fretta possibile).