Letteralmente: Carnevale mio, se avessi saputo che saresti morto ti avrei nutrito di bucce di lupini (piuttosto che darti gustose pietanze, tipiche del periodo carnevalesco).
Siamo in pieno Carnevale ed è quindi giusto soffermarci sulle espressioni che hanno a riferimento questo lungo periodo dell’anno (vedi articolo correlato).
A Napoli usiamo questa espressione nei confronti di coloro i quali, nonostante abbiano da noi avuto il meglio, non si dimostrano soddisfatti e, addirittura, ci mostrano il loro amaro senso di ingratitudine.
Per fare un parallelo con le festività del periodo possiamo dire che sono coloro i quali, nonostante abbiamo mangiato a sazietà, pensano già al mercoledì delle Ceneri ed al successivo periodo di magra.
Perché sprecare tanto per gli ingrati? Perché vedere la nostra disponibilità e generosità gettata alle ortiche, senza aver alcuna soddisfazione?
Vorrei chiederlo a tutti voi, visto che in tante occasioni ho dovuto subire l’onta dell’irriconoscenza e ho già messo a piano altre amarezze del genere!
A proposito, sapete perché il Carnevale ha tale nome? Esso deriva dall’espressione esclamativa latina carne(m) vale! (ti saluto carne!), proprio per ricordarci che dopo il Carnevale iniziava quello della Quaresima, nel corso del quale non era possibile, per i cristiani praticanti, mangiare carne!