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Una cosa è certa: la tradizione proverbiale napoletana può definirsi a tratti misogina e sicuramente antifemminista.
Nella maggioranza dei casi i nostri proverbi hanno relegato la donna in una posizione di sudditanza, se non di perfidia e pericolosità.
Il mondo fortunatamente è cambiato e le cose non sono più le stesse: l’emancipazione femminile è stato uno dei passi più importanti compiuti dalla società civile, seppure ancora in fase di consolidamento.
Fa comunque piacere sottolineare che nella lingua napoletana, nella definizione di grandezza di qualsiasi oggetto la prevalenza va proprio al femminile. In che senso? Ve lo spieghiamo con alcuni esempi.
Il tavolo può avere diverse dimensioni, ma se ci riferiamo ad un tavolo piccolo lo chiameremo ‘o tavulo, ma se questi è di dimensioni maggiori mutiamo subito in ‘a tavula. È pur vero che si arriva poi ad un pareggio, in quanto nel vezzeggiativo troviamo sia ‘o tavulino, ma anche ‘a tavulella.
Un altro esempio: il cucchiaio si chiama ‘o cucchiaro, ma la sua versione femminile è ‘a cucchiara. L’enciclopedia Treccani ci dice che quest’ultima può essere sia un grande cucchiaio, ma anche un arnese che (insieme alla cardarella1, aggiungiamo noi) viene usato nell’edilizia ed è sinonimo di cazzuola.
Nel vezzeggiativo esiste anche il termine cucchiarella, cucchiaio di legno (che non si riferisce al premio in uso nel torneo delle 6 Nazioni di rugby, assegnato alla squadra che nel torneo stesso non ha riportato vittorie), oggetto utilizzato nelle antiche cucine napoletane per rimestare il sugo, ma anche usate ad arte dalle nostre mamme per ricondurci alla ragione, quando le facevamo arrabbiare…
Potremmo andare ancora avanti con il caso d’ ‘a carretta (grande) e d’ ‘o carretto (più piccolo), con i vezzeggiativi carrettiello (maschile) o carrettella (femminile) oppure ‘a vrasera (il braciere) grande e ‘o vrasiere (piccolo), seppur in mancanza di vezzeggiativi.
Abbiamo reso l’idea?
1 Cardarella è il diminutivo del latino caldara (caldaia), un recipiente metallico utilizzato prima per cucinare, poi per raccogliere materiali vari, soprattutto quelli di risulta nei cantieri edili.