Chesta è ‘a scola ‘e Donna Peppa

Foto di Annette da Pixabay

Letteralmente: questa è la scuola di donna Peppa!

Con questa espressione, a Napoli ci riferiamo ad un luogo dove regna la confusione più assoluta, dove si vive in un caos indescrivibile.

L’origine del termine richiama il comportamento rozzo tenuto dal pubblico in un teatro popolare (aperto nel 1826) sito in via Marina, a due passi dalla Porta di Massa, poco lontano dalla Chiesa del Carmine di piazza Mercato, comunemente chiamato ‘a putèca ‘e Donna Peppa,  dove il pubblico dei lazzaroni interagiva, se così si può dire con gli attori durante lo spettacolo, attraverso gesti ed espressioni volgari e non solo.

Ma che c’entra ‘a scola? Quel teatro/putèca (bottega) veniva ironicamente definito scòla (scuola) in quanto fonte di cattivo insegnamento.

Per avere un esempio di cosa si passasse in un  cinema / teatro simile a quello di di donna Peppa vi ricordiamo il Marconi, una volta sito dalle parti di via Foria, dove, come citava la poesia, “s’arrucchiava ‘a meglia fetenzia” (si radunava la “migliore” fetenzia).

Ce lo racconta la poesia “Dint’ ‘o Marcone“, di Giovanni Boccacciari 1, magistralmente interpretata da Aldo Giuffrè, che vi proponiamo da Youtube.

Ma chi era la Donna Peppa in questione? Non era frutto dell’immaginazione popolare, bensì si trattava della famosa donna Maria Giuseppa Errico, moglie di Salvatore Petito e mamma del più famoso commediografo Antonio Petito).

Donna Peppa si dice fosse una persona insofferente, che utilizzava modi spicci e sbrigativi per affrontare al loro stesso livello  il pubblico del suo teatro/puteca.

Mentre dalla tipicità del teatro nacquero due espressioni (‘O triatro’e donna Peppa e Chesta è ‘a scola ‘e donna Peppa) dal suo atteggiamento vennero create dal fantasioso quanto ironico popolo napoletano, due ulteriori espressioni, entrambe presenti nel nostro database ed esattamente:

Donna Peppa, tutto lle fète sott’ô naso
Donna Peppa, lle danno ‘mpiccio ‘e pile ‘int’ô naso

 


1 Fìgura di spicco della poesia napoletana, iniziò la sua carriere quale giornalista al “Rinaldo in campo”, al “6 e 22”, firmandosi come Boccariccia. Nell’immediato dopoguerra pubblicò la sua prima raccolta di poesie dal titolo “ ‘O fascio se ne va”.
Boccacciari era molto legato ai canoni della migliore poesia napoletana, attraverso l’utilizzo di termini più appropriati molti dei quali rivenienti dal linguaggio più popolare.

Comments
All comments.
Comments
error: Questo contenuto è protetto da Copyright!
X