Fà ll’opera d’ ‘e pupe

Foto di eulezia da Pixabay

Letteralmente: fare la rappresentazione con i pupi.

Qualche tempo fa vi abbiamo proposto l’espressione “Chesta è ‘a scola ‘e donna Peppa” il cui significato potete leggere nell’articolo correlato.

Sempre riferendoci ad un teatro sui generis, ci esprimiamo in questo modo nei confronti delle persone che si agitano senza un preciso motivo, gestendo una miriade di cose in contemporanea, così come fanno i pupari tenendo i fili delle loro marionette.

Tale zelo genera frenesia e agitazione, che sarebbe bene evitare.

Per dovere di precisione dobbiamo dire che esiste una netta differenza tra le marionette, che vengono mosse, come detto, attraverso dei fili e dall’altro (e che prendono il nome di pupe) rispetto alle guarattelle (o guattarelle) anch’esse piccole marionette mosse però dal basso, grazie all’abilità di chi li manovra.

Foto di Marc Rickertsen da Pixabay

Per completezza di informazione abbiamo trovato l’espressione Pulicenella ‘e dint’ê gguarattelle che si dice quando qualcuno annuncia la sua presenza, facendosi anticipare dalla propria voce, come era l’ingresso di Pulcinella nel teatro dei burattini, che si presentava sempre cominciando a parlare fuori scena.

Ma la nostra maschera non si ritrova nelle storie dei pupari, basate su racconti epici, con Orlando e Angelica, tra i personaggi dell’Orlando Furioso di Torquato Tasso.

Concludo dicendo che a Napoli usiamo anche molte espressione tra le quali Opere ‘e carità (chiamati a fare qualcosa di altruistico nei confronti di chi ha bisogno) e Opere ‘e pazze (alquanto simile alla nostra espressione).

 

 

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