Insegnare e imparare sono la stessa cosa in napoletano?

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Per rispondere a questa domanda dobbiamo partire dal significato dei due verbi in italiano, avvalendoci del Vocabolario Treccani, una sentenza in questo ambito.

Insegnare
In genere, far sì, con le parole, con spiegazioni, o anche solo con l’esempio, che qualcun altro acquisti una o più cognizioni, un’esperienza, un’abitudine, la capacità di compiere un’operazione, o apprenda il modo di fare un lavoro, di esercitare un’attività, di far funzionare un meccanismo, ecc.

 Imparare
Acquistare cognizione di qualche cosa, o fare propria una serie di cognizioni (relative a un’arte, a una scienza, a un’attività, ecc.), per mezzo dello studio, dell’esercizio, dell’osservazione, della pratica, attraverso l’esempio altrui, ecc.

Appare chiaro quindi che io insegno a qualcuno, mentre imparo da un altro; ma in napoletano non è così!

Innanzitutto non esiste il verbo ‘nsignà, bensì unicamente quello di ‘mparà (imparare): strana questa evidenza, ma probabilmente il popolino napoletano ritenne di non dover aggiungere altri verbi di origine toscana al suo già nutrito vocabolario (ma ad onor del vero non lo fecero nemmeno i letterati del tempo che scrivevano in lingua).
Quindi se vogliamo insegnare la buona educazione a qualcuno gli facciamo ‘na ‘mparata ‘e crianza, mentre se stiamo formando un collaboratore e sappiamo che un giorno lo perderemo, sospiriamo amaramente  T’aggia ‘mparà e po’ t’aggia perdere!

Aggiungiamo, in conclusione alcuni detti ed espressioni tratti dal nostro database:

Mparà quaccosa a qualcuno
Dicette san Crispino a la cummara: chi pratteca se ‘mpara
Chi sa fa cu ‘e zzoccole ‘mpara a zzucculià

 

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