‘A fibbia ‘e sgarro

Foto di Couleur da Pixabay

Letteralmente: la fibbia dello sgarro.

Questa volta, memore del successo della serie Gomorra, andiamo a parlare di un’espressione, che seppur derivante dal mondo della malavita, viene spesso usata come segnale di sfida o di minaccia rivolto nei confronti di qualcuno.

Storicamente nell’ambiente malavitoso il buttare il guanto di sfida di cavalleresca memoria era sostituito dall’invio di una missiva, scritta in un linguaggio talmente poco comprensibile che per capirci qualcosa doveva essere interpretato e aperto così come si fa con una fibbia.

Detto della fibbia, il termine sgarro ha in sé talune particolarità

Derivante dal verbo sgarrà (fare un errore, sbagliare) a sua volta dal francese antico esguarer (sviare o sbagliare) trovò poi una sua precisa collocazione prima come definizione del duello, poi nel verbo sguarrà (lacerare, ferire).

Per in non partenopei il suggerimento è di non confondere sgarro con garra  (dallo spagnolo grinta), la quale deriva dalla realtà calcistica uruguayana dove è usato il termine garra charrúa (spirito combattivo tipico degli uruguaiani), dal nome dell’antica popolazione indigena uruguaiana dei Charrúas, ora estinta.

Una minaccia sempre viva nelle espressioni napoletane? Te sguarro ‘o culo, il cui significato è di facile interpretazione.

Vi è infine un ulteriore espressione legata a questo etimo ed esattamente: Salutame ‘a fibbia dicette ‘on Fabio il quale, si racconta, così rispose ad un messaggio di sfida ricevuto, analogamente al nostro inconfondibile Salutame a soreta!

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