Arricurdarse ô cippo a Furcella, ‘a lava d’ ‘e Virgene, ‘o catafarco ô Pennino, ‘o mare ô Cerriglio

Foto di NoName_13 da Pixabay

Letteralmente: ricordarsi del pioppo a Forcella, della lava dei Vergini, del catafalco al Pendino e del mare al Cerriglio.

Quando a Napoli vogliamo definire una data lontana nel tempo non abbiamo che l’imbarazzo della scelta!

A darci una mano diverse espressioni (che ritrovate tutte, o quasi, nel nostro database), che stanno lentamente cadendo in disuso, anche perchè anch’esse molto datate nel tempo!

Cerchiamo di capire, quindi l’origine di ciascuna di esse.

Ô cippo ‘a Furcella

Una volta a Forcella, la popolare zona a ridosso dei decumani, era probabilmente arricchita dalla presenza di pioppi, la cui originaria espressione era chiuppo (dal tardo latino ploppum), poi corrotta in cippo.

Molti, erroneamente, cercano qualche ceppo, dove magari venivano mozzate le teste, che in quella zona non è mai esistito!

A lava d’’e Virgene

Diciamo subito, che sebbene figli del Vesuvio, a Napoli la lava può essere sia quella magmatica, ma anche può far riferimento ad un evento atmosferico che genera una gran massa di acqua (c’è anche l’accrescitivo di lavarone).

Era cosa comune, durante le piogge copiose, che una gran massa di acqua partisse dalla collina di Capodimonte per riversarsi nella zona dei Vergini, all’interno del Rione Sanità, così denominata per la presenza di un monastero di “verginisti”, una congrega di predicatori, arrivando fino a piazza Carlo III (una volta attraversata piazza Cavour e via Foria).

Il problema è stato risolto solo intorno al 1960, quando una tardiva, ma necessaria riqualificazione del sistema fognario, ha evitato tale incresciosa situazione.

‘O catafarco al Pendino

Il catafalco in questione, altro non era che un altare allestito nel quartiere Pendino durante la festa del Corpus Domini .

Ô mare ô Cerriglio

Anticamente il mare lambiva la zona del Cerriglio, a due passi dal porto, nella quale vi era il Sedile di Porto, uno dei tanti comprensori amministrativi nei quali era divisa la città di Napoli al tempo del vice reame spagnolo.

In questa zona vi era anche una famosa omonima taverna, in servizio fino al ‘600, che ebbe tra i suoi clienti addirittura Michelangelo Merisi (Caravaggio), oltre che una lunga schiera di nobili che volevano vivere l’ebrezza di confrontarsi con il popolino, un po’ come il Marchese del Grillo, nell’omonimo film con Alberto Sordi.

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