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Puozza sculà!
Ad litteram
Che tu possa decomporti, liquefacendoti a poco a poco!
Significato
Si tratta di una terribile maledizione augurata nel passato, in quanto all’epoca la sepoltura prevedeva prima la liquefazione (o scolo) della salma (da cui sculà) e poi il definitivo interramento delle ossa.
Per avere un’idea di questa modalità di trattamento delle salme, ci si può recare presso la chiesa di Santa Maria alla Sanità dove ci sono alcune scale che conducono alle catacombe di San Gaudioso e alla galleria dei nobili, dove alla fine del 1500 i frati Domenicani accolsero le spoglie di alcuni nobili napoletani.
E proprio qui che si può osservare la cantarella, ossia la sedia scavata nella roccia con sotto un cantero, il recipiente destinato a raccogliere i fluidi della salma durante il processo di decomposizione.
L’ingrato compito era assolto da una figura chiamata schiattamuorto. Il becchino aveva il compito di porre i cadaveri a scolare, avendo cura di praticare dei fori sui corpi in modo da favorirne il processo di disseccamento.
Catacombe di San Gaudioso – Galleria dei Nobili
Poiché all’epoca si pensava che la testa fosse la parte più importante del corpo, il teschio veniva incastrato nel muro di tufo. Sotto di esso, invece, veniva dipinto un corpo che desse delle indicazioni sul mestiere o la posizione sociale del defunto.
Il resto del corpo veniva ammassato negli ossari.
Fonte: https://www.napoli-turistica.com/puozze-scula/