Caffè: il bicchiere d’acqua va bevuto prima o dopo?

Foto di Albert Kunnen da Pixabay

Da quando vivo lontano da Napoli, circostanza che non mi addolora così tanto, devo dire che mi mancano poche cose: una pizza eccellente, ‘na guantiera ‘ sfugliatelle, una birra con tarallo e un buon caffè.

Il vivere al Nord (dove vivo benissimo, tra l’altro) mi ha indotto, su quest’ultima squisitezza, a non esagerare: due o tre bevande calde che qui si ostinano a chiamare caffè, non di più!

Pensandoci bene è proprio il caffè che mi manca: ‘a tazzulella rigorosamente calda, lo zucchero che fa fatica ad immergersi nel liquido denso, rigorosamente color manto di monaco (citazione di Eduardo docet), ll’addore ‘e cafè.

Avendo amichevolmente litigato con alcuni bar della zona dove ho vissuto (Milano) e dove attualmente vivo (Verona), ai quali ho cercato di passare alcune nozioni di base, preferisco sinceramente arrangiarmi a casa, con qualche miscela napoletana ed una macchina compatibile Nespresso (c on capsule di aziende rigorosamente napoletane).

Eppure qui non evito mai due cose fondamentali: riscaldare la tazzina e bere prima un bel bicchiere d’acqua (le persone che invito ed alle quali offro il caffè, probabilmente mi prendono per matto, ma c’aggia fa’?).

Il rito del “lavacro della bocca” l’ho spiegato il più delle volte per evitare di dover chiedere il bicchiere d’acqua, che ho sempre ritenuto un must, seppur senza un dato scientifico che cementasse questa mia necessità.

Sui bar al Nord aprirei una parentesi graffa (non quella splendida che i napoletani doc sanno dove andare a mangiare, rigorosamente allo Chalet di Ciro a Mergellina), perché ci sarebbe da discutere per ore.

Caffè più lungo del normale, tazzina fredda e, udite udite, nessuna presenza del bicchiere d’acqua, da richiedere a parte (magari con aggiunta in scontrino).

Foto di Free-Photos da Pixabay

Dovessi dissertare del tema “Essere baristi oggi”, porterei ad esempio un barista che incrociai alla Stazione Centrale di Napoli, durante uno dei miei spostamenti.

Chiesi un cornetto (e non una brioche, come faccio qui) che mi arrivò contemporaneamente al caffè e al bicchiere d’acqua, probabilmente per un disguido nel processo di produzione della colazione che avevo ordinato.

Non dico nulla, abituato alla barbarie, ma il barista che fa? Ritira il caffè, si scusa e mi dice che me ne avrebbe fatto un altro, appena terminata la colazione, allo scopo di garantire fragranza e temperatura del caffè stesso. Niente da dire: un eroe dei nostri giorni (peraltro premiato con lauta mancia ed un sorriso per aprire una nuova giornata di lavoro).

Detto ciò, vorrei soffermarmi ora sul bicchiere d’acqua da bere prima o dopo la degustazione.

La mia posizione, per fortuna, trova un ampia maggioranza tra gli amanti del caffè, soprattutto da quando porto a  mia ragione uno studio dell’Università del Caffè di Trieste (la quale sembrerebbe aver scoperto… l’acqua calda).

In pratica gli studiosi hanno confermato ciò che difendo da sempre.

Foto di Sang_il_Kim da Pixabay

Veniamo con ordine. Innanzitutto molti studi mostrano un impatto positivo del caffè sul corpo e. se, consumato moderatamente, particolarmente sul cuore
Il caffè è ricco di ossalati, che sono dannosi per il nostro corpo, tanto che una loro eccessiva presenza potrebbe portare alla formazione di calcoli renali.

Ma il rimedio c’è: bere molta acqua! L’assunzione preventiva di acqua, quindi, può aiutare a “diluire” la presenza di ossalati contenuti nella bevanda (evitando coliche renali)!

Ma non solo: bere prima ha l’effetto di lavare la lingua, esaltando l’aroma del caffè!

Infatti, sempre da Trieste affermano, senza ombra di dubbio “L’uso del bicchierino d’acqua prima dell’espresso è fondamentale per uno dei nostri sensori principe, la lingua. Per ottenere il massimo apprezzamento sensoriale occorre rimuovere il più possibile i residui che ostruiscono le papille gustative.

Però ora non crocifiggiamo chi si ostina a berlo dopo il bicchiere d’acqua. Perché? Sembrerebbe che alcuni di caffè di non eccelse qualità producano una sensazione di secchezza delle fauci, che induce a bere.

Ma siccome ciò avviene solo per i caffè di scarsa qualità organolettica, ritengo che a Napoli non dovremmo avere problemi della specie!

P.S. Va bene che Trieste abbia un’Università del caffè, ma sulla diatriba riguardante la città italiana dove si beve il miglior caffè, vi intratterrò una delle prossime volte (ma già immaginate a chi andrà il mio voto!).

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