Giuseppe Verdi amava Napoli: nei suoi quattro soggiorni in città, il Maestro rimase incantato da quello che definiva un vero e proprio “paradiso terrestre”; ma non era solo lui a subire il fascino partenopeo: il sentimento era reciproco, e i napoletani non mancarono di manifestare il loro affetto con un entusiasmo travolgente.
Il trionfo dell’Aida
Nel marzo del 1873, Napoli regalò a Verdi uno dei momenti più esaltanti della sua carriera. La sera del debutto dell’Aida, il pubblico esplose in un crescendo di applausi, tanto che il compositore fu richiamato sul palco quasi 40 volte! Ma il vero apice si raggiunse alla terza replica, quando, in partenza dalla città, Verdi fu acclamato ancora più calorosamente: ben 50 chiamate alla ribalta e un’uscita dal teatro degna di un sovrano. Il pubblico, in delirio, arrivò persino a staccare i cavalli dalla carrozza del Maestro per trainarla a braccia, tra fiaccole e ovazioni, fino al Chiatamone, dove alloggiava.
E non finì lì: i napoletani restarono in strada, continuando a omaggiare il loro idolo. Verdi, commosso e quasi incredulo, dovette affacciarsi più volte al balcone per salutare e ringraziare la folla.
Un sogno sfiorato: Verdi direttore del Conservatorio di Napoli
L’amore di Napoli per Verdi andava oltre il palcoscenico. Nel 1871, la città tentò di legarlo a sé in modo ancor più profondo, offrendogli la direzione del prestigioso Conservatorio di San Pietro a Majella, reso vacante dalla scomparsa di Saverio Mercadante, che lo aveva guidato per trent’anni.
L’Italia intera stava dibattendo sulla riforma dei Conservatori e il ministro Cesare Correnti voleva riportare l’istituto musicale napoletano al suo antico splendore. L’idea di avere Verdi alla guida scatenò un’ondata di entusiasmo: il Maestro ricevette inviti accorati dal ministro stesso, dal corpo docente, dai musicisti napoletani e persino dal sindaco Paolo Emilio Imbriani.
Ma Verdi, pur lusingato, non si lasciò convincere. Nell’Archivio Storico Municipale di Napoli si conservano due lettere autografe in cui il Maestro, con garbo e rispetto, declina l’offerta. Nella seconda missiva, scritta appena quattordici giorni dopo la prima, affida a Paolo Serrao, musicista calabrese molto stimato, il compito di spiegare le sue “ragioni”.
Un sogno sfumato
Così si chiuse l’illusione di avere Verdi alla guida del Conservatorio. Il posto venne assegnato temporaneamente proprio a Paolo Serrao, e Napoli dovette accontentarsi di amare Verdi da lontano, come si fa con un grande amore mai del tutto conquistato. Ma se il Maestro non legò il suo nome all’istituzione musicale partenopea, la città continuò a celebrarlo.
Perché Napoli, con la sua passione travolgente, sa sempre rendere eterno ciò che ama.
Fonti
www.gradenapoli.it
www.wikipedia,com
Immagine: www.divinamilano.it