Il culto della Madonna dell’Arco e i “fujènti”: fede e trance nel Lunedì in Albis

Ogni anno, nel cuore della primavera, la tradizione del Lunedì in Albis riporta a galla un mix di devozione popolare e folklore che incanta e affascina. Ma cosa si nasconde dietro il culto della Madonna dell’Arco e il fenomeno dei “fujenti”? Andiamo a scoprire insieme una delle più suggestive espressioni di fede e spiritualità che si svolge in uno dei luoghi più evocativi del nostro Paese, tra Napoli e la sua provincia.

La Madonna dell’Arco: un’icona che trascende il tempo

Il culto della Madonna dell’Arco ha radici antiche, profonde, che risalgono al XIV secolo, quando, secondo la tradizione, una statua miracolosa della Vergine fu trovata in una cappella nel comune di Sant’Anastasia, un paesino ai piedi del Vesuvio. La Madonna, con il suo sorriso enigmatico e la serenità che trasmette, è divenuta nel corso dei secoli un faro di speranza per chi cerca conforto e miracoli.

Il richiamo di questa devozione è così forte che ogni anno, il Lunedì in Albis, migliaia di fedeli si radunano per celebrare la sua festività; una festa che non è solo religiosa, ma che assume toni mistici e trascendentali. La processione che si snoda tra le strade del paese è un vero e proprio atto di fede che coinvolge tutti i sensi e che è accompagnata da un’atmosfera di sacralità che affonda le radici in un passato lontano.

I “fujenti”: l’esperienza della trance e della liberazione

Uno degli aspetti più affascinanti e peculiari di questa festa sono i “fujenti”, ovvero quei devoti che, in preda a una sorta di trance mistica, scappano dalla processione per “fuggire” verso la Madonna, rigorosamente scalzi. Ma non è una fuga da qualcosa di negativo, quanto piuttosto una corsa verso la liberazione spirituale. Durante il cammino, questi fedeli, spesso in uno stato di grande eccitazione emotiva, sono spinti da un’energia quasi sovrumana a superare qualsiasi ostacolo per avvicinarsi il più possibile alla statua della Madonna.

L’antico culto della Madonna dell’ Arco si rinnova ogni anno con migliaia di pellegrini sulle strade della provincia che si incamminano a piedi verso il Santuario mariano di Sant’ Anastasia (Napoli).
ANSA/CESARE ABBATE

Il fenomeno dei “fujenti” è una manifestazione di fede che, a ben guardare, si inserisce in una lunga tradizione di esperienze religiose che vanno oltre la pura razionalità. La fede che li spinge non è solo un atto di adorazione, ma una vera e propria esperienza mistica, dove il corpo e lo spirito si intrecciano in un turbinio di emozioni fortissime. Sono momenti di pura estasi che, per chi vive l’esperienza, diventano quasi una sorta di trance collettiva. Una trance che sembra purificare l’anima e che dona la sensazione di essere in contatto diretto con il divino.

Tra fede popolare e spiritualità profonda

La processione dei “fujenti” è un rito che mescola aspetti della spiritualità profonda con una dimensione popolare che non perde mai la sua forza. Non si tratta di semplici gesti di devozione, ma di un vero e proprio rito di passaggio, dove l’individuo si immerge in un’esperienza trascendente che lo unisce alla collettività. Questi momenti di trance e di rinnovamento spirituale rappresentano il punto culminante di una festa che, sebbene radicata in una tradizione religiosa, si trasforma in una manifestazione di energia collettiva e di liberazione personale.

Il Lunedì in Albis è un’occasione unica per osservare come la fede popolare possa incarnarsi in forme di espressione emotiva così intense e viscerali. La processione, che prende vita tra le strade di Sant’Anastasia, da migliaia di pellegrini giunti da ogni dove del napoletano, non è solo un atto di fede, ma una vera e propria esperienza che trascende i confini tra il sacro e il profano, tra il visibile e l’invisibile.

Fede, passione e storia

La tradizione del culto della Madonna dell’Arco, con la sua intensità emotiva e spirituale, è un vero e proprio tesoro del nostro patrimonio culturale. Ogni anno, i “fujenti” portano con sé una storia che si intreccia con quella di tanti altri devoti che, nei secoli, hanno cercato nella Madonna della speranza e del miracolo. La bellezza di questa celebrazione sta proprio nel suo intreccio tra storia, fede, emozioni e trance collettiva.

Siamo di fronte a un rito che non solo ci parla di religiosità, ma anche di come la tradizione popolare sappia rinnovarsi e reinventarsi nel tempo. E, in un mondo che spesso sembra dimenticare le sue radici, il culto della Madonna dell’Arco e il fenomeno dei “fujenti” sono un potente promemoria che la fede, in tutte le sue forme, è ancora viva e pulsante nel cuore della nostra cultura.

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