Premessa
Le carte da gioco hanno sempre accompagnato la vita quotidiana di noi napoletani, sono sempre state, e lo sono tuttora, il passatempo preferito durante le serate calde d’estate o i giorni festivi a cavallo del Natale. Ma … come sono nate le carte napoletane? Da dove arrivano? Certezze non ve ne sono, ma una tra le tesi più probabili è quella che siano originarie della Turchia e che siano poi arrivate qui a Napoli tramite gli Spagnoli che avevano subito la dominazione araba. Sappiamo che a Barcellona vennero prodotte le carte da gioco nel 1377, mentre in Turchia loro esistevano già nel 1200, Altre fonti raccontano che nell’ Italia meridionale le carte siano arrivate nel XII secolo, quando i Mamelucchi, i soldati di origine turca al servizio del Saladino, invasero le nostre terre. Non a caso, nei mazzi di carte dei Mamelucchi vi erano 4 semi simili a quelli napoletani: i nostri denari erano i loro “dhiram“, una moneta araba, “suyûf, ha le scimitarre (le nostre spade ; simili ai nostri bastoni sono i “jawkân“, mazze da polo e le nostre coppe erano uguali alle arabe “tûmân”>”.
Ma è vero anche che le carte arabe furono perfezionate dagli Spagnoli che ci hanno dominato per secoli; dunque il conto , alla fine torna: le carte napoletane sono figlie del legame strettissimo tra Napoli e Spagna. Le prime notizie certe e datate risalgono ad un editto del 1577, che parla della tassa si un “carlino” delle “carte da gioco” che in quel frangente venivano tassate di mezzo carlino a carta, cioè venti carlini ogni mazzo; cifra enorme, visto che ogni anno erano venduti -nel territorio della sola Napoli- circa 40.000 quarantamila mazzi. Altra nota storica ci dice che gli introiti sulla vendita delle carte da gioco erano così rilevanti che nel 1748 il sovrano Carlo di Borbone decise di far pagare la tassa in anticipo e creò allo scopo un apposito di gestione, vendite e riscossione delle imposte sul gioco.
La società partenopea rappresenta sulle carte da gioco
I semi rappresentavano le classi sociali medievali: i denari i Mercanti; le spade, i Soldati; i bastoni i Contadini; le coppe il Clero. Ciascuna singola figura era simbolo di un personaggio della Res Napoletana: per esempio, i 10 erano i re che si succedevano sul trono, da Carlo III di Borbone fino a Vittorio Emanuele di Savoia; il 9 di Spade rappresentava un cavaliere con la scimitarra; il 3 di bastoni il <Gatto Mammone>, cioè il diavolo, simbolo del male; particolare è il caso del 5 di spade, che è l’unica carta destinata alla rappresentazione della vita quotidiana (ad es. la semina dei contadini o la caccia).
Il disegno delle carte
Disegnare le carte era considerato un onore, affidato a un “mago” (dal greco magos μάγος, sapiente), la cui famiglia apparteneva agli alti ranghi del Regno e la loro arte si tramandava di padre in figlio; se qualcuno copiava le carte e le metteva in vendita senza il sigillo reale era sottopoato a pene esemplari e considerato un ladro della peggiore specie.
I giochi più importanti
1- Il gioco Scopa si diffuse nella città di Napoli durante il XVIII secolo e fu la fusione di due giochi di origine spagnola denominati, “primera” e “scarabucion”, passatempi dei marinai e contrabbandieri del Mediterraneo che si giocavano, spartendosi in parti diseguali, i bottini delle loro incursioni, compresi l’oro e gli schiavi. Dalla Scopa deriva lo Scopone gioca in quattro. Ogni giocatore riceve subito nove carte (se quattro vengono messe a terra) o dieci. I punti sono gli stessi della Scopa, ai quali si aggiungono il Rebello (un punto al giocatore che ha preso il dieci di denari) e la Napola (tre punti per chi raccoglie le prime tre carte del seme di denari più un punto per le successive).
2- Lo Scopone è una variante della popolare Scopa e a sua volta ha diverse modalità, ma che si giocano tutti contro tutti.
3- La Briscola: dal francese brisque (conteggio dei punti ottenuti). è basata sul principio che le carte con maggiore valore sono l’asso e il 3, seguono il re, il fante, la donna, mentre le altre carte non hanno valore (perciò sono scartine, dal latino ex carta). Della briscola esistono diverse varianti: “a 31”, a “scoperta”, “a chiamata” e “a Marianna’”.
4- Il Tressette è un gioco con regole predefinite e con varianti regionali. Il numero di giocatori varia da due a otto; si può giocare a “coppia fissa”, a “pizzico”, a “‘31’” con “accusa”, a “chiamare” e “a perdere”. Una “mano” è composta dalle “passate” necessarie ad esaurire le carte date ai giocatori; la presa viene effettuata dalla squadra o dal giocatore con la carta più alta del “palo” Il giocatore che non ha una carta del “palo”, ha un “piombo” e non ha diritto alla presa.
Fonti
Da alcuni miei vecchi post Wikipedia et Al.