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Letteralmente: l’abate Taccarella.
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato, a proposito di abati del “pata pate ‘e ll’acqua“, dove una delle possibili origini dell’espressione stava proprio in un abate.
L’abate di oggi, invece è tutt’altra cosa.
Ci riferiamo in questo modo rivolgendoci ad una persona cattiva, un’autentica mala lingua, che gode a sparlare degli altri, quasi come se gli tagliuzzasse i vestiti.
Detto dell’abate, ossia il superiore di un’abbazia o di un monastero, il soprannome “Taccarella” non può non derivare dal nostro verbo taccarià che è l’azione volta a ridurre qualcosa in tanti piccoli pezzi, che deriva deriva dal sostantivo tacca, ossia scheggia o pezzetto.
Tacca > Taccarella > Conte Tacchia? Ve lo ricordate il divertente film commedia del 1982 diretto da Sergio Corbucci, interpretato da enrico Montesano e liberamente ispirato alla vita di Adriano Bennicelli, soprannominato appunto “conte Tacchia”.
Perchè tale soprannome? Figlio di un falegname, Francesco “Checco” Puricelli (che impersona la figura di Adriano Bennicelli, detto “conte Tacchia”), sogna da sempre di far parte dell’aristocrazia romana, avendo come guida il principe Terenzi (Vittorio Gassman), ma dovrà però fare i conti con la nobiltà romana ormai rozza e decadente.
Ebbene il nostro Checco portava sempre con se una tacchia, ossia un cono di legno da utilizzare per ridare equilibrio ad un mobile pendente su di un lato!