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Letteralmente: pagare la campagna.
La campagna a cui ci riferiamo, non è quella a cui si può pensare. In questo caso si tratta di una mancia che si dava al portiere di un palazzo, affinché questi, dopo l’orario stabilito, aprisse il portone a qualche inquilino ritardatario.
Si trattava di un’ abitudine nata nell’800, quando le famiglie borghesi napoletane elargivano compensi alla loro servitù, nel momento in cui si recavano a soggiornare, in estate, il più delle volte in campagna, alla ricerca di qualche frescura che mitigasse l’arsura. Scopo dell’elargizione fu quella di far vigilare le proprie abitazioni in loro mancanza (diciamo una sorta di Vigilanza attuale) oppure di verificare che tutto andasse per il meglio
Successivamente, come detto, questa elargizione andò a favore di qualche portiere che si occupava di aprire il portone del palazzo oltre l’orario stabilito, anche perché era veramente difficile per gli inquilini portarsi dietro ingombranti e pesanti chiavi.
Chi non avesse voluto pagare era costretto, quindi, a rientrare in tutta furia, per lo meno entro l’orario stabilito, non dalle regole condominiali, ma da taciti accordi intercorsi.
Da non confondere con pavà ‘a campagna era la locuzione “vuttarse p’ ‘a campagna“, ossia darsi alla macchia oppure veniva utilizzata per definire il comportamento di qualcuno che, volutamente o meno, usciva fuori dall’argomento trattato.