Poggioreale: tra storia, memoria e detenzione

Poggioreale è uno dei quartieri più noti di Napoli, caratterizzato da una forte identità popolare; il suo nome deriva da una lussuosa villa fatta costruire per il Duca di Calabria, il futuro Alfonso II d’Aragona su progetto di Giuliano da Maiano, oggi purtroppo scomparsa. Il quartiere, tuttavia, è celebre per due luoghi simbolici: il Cimitero e il Carcere.

Il Cimitero Monumentale: un museo a cielo aperto

Napoli è una città intrisa di storia e mistero, e il Cimitero di Poggioreale non è una delle testimonianze più affascinanti. Spesso visto solo come luogo di dolore, in realtà è un autentico museo all’aperto, dove statue, lapidi e tombe raccontano la storia di una città senza tempo. Con i suoi 50 ettari, è uno dei cimiteri più grandi d’Europa e si divide in due parti: il Cimitero Monumentale a valle e il Cimitero della Pietà con il Cimitero Nuovissimo a monte. Il Cimitero Monumentale, cuore del complesso, è famoso per le sue cappelle private, i suoi mausolei e i monumenti consumati dal tempo.

Progettato nel 1812 dall’architetto Francesco Maresca e approvato da Gioacchino Murat, il cimitero vide la sua realizzazione rallentata dalle guerre napoleoniche; fu Ferdinando II di Borbone, con il contributo degli architetti Ciro Cuciniello e Luigi Malesci, a completarlo nel 1837. La sua apertura avvenne in due fasi, con la prima dedicata alle vittime dell’epidemia di colera nel cosiddetto Cimitero dei Colerosi, oggi non più in uso.

Un luogo di memoria e personaggi illustri

Il Cimitero di Poggioreale ospita le spoglie di grandi personalità della storia e della cultura italiana; il “Quadrilatero degli Uomini Illustri” custodisce monumenti dedicati a figure di spicco come Benedetto Croce, Salvatore Di Giacomo e Raffaele Viviani, ma anche musicisti, ingegneri e politici, tra cui Vincenzo Gemito, Saverio Mercadante e Carlo Pisacane.

Tra le tombe più visitate vi è quella di Totò, il “Principe della Risata”; la sua lapide, con il profilo in altorilievo, è spesso adornata con lettere e messaggi lasciati dai fan. Nonostante la sua scomparsa, il suo spirito continua a vivere nel cuore di tutti coloro che lo hanno amato.

Oltre ai personaggi famosi, il cimitero è un luogo di profonda riflessione. Le sue sculture in marmo raccontano storie di amore, speranza e dolore, rendendolo un monumento alla memoria collettiva. Chi visita il Cimitero di Poggioreale non scopre solo un luogo di riposo eterno, ma un pezzo di Napoli che racconta il passato della città con un fascino senza tempo.

Il Carcere di Poggioreale: da istituto penitenziario a simbolo della città

Il carcere di Poggioreale, intitolato a Giuseppe Salvia, vice direttore assassinato dalla camorra, è stato costruito nel 1914. L’idea di realizzare questa struttura carceraria risale al 1905, con l’obiettivo di alleviare il sovraffollamento delle prigioni esistenti all’epoca, come la Vicaria (Castel Capuano), il Carcere del Carmine e il Forte di Vigliena, anche se il primo trasferimento dei detenuti avvenne solo nel 1919; nel corso degli anni, i diversi reparti del carcere hanno preso il nome di città italiane come Napoli, Milano, Livorno, Genova, Torino, Venezia, Avellino, Firenze, Salerno, Roma.

Poggioreale ha lasciato un segno profondo nella cultura napoletana del Novecento, tanto da essere menzionato persino nella celebre smorfia napoletana. Il carcere è stato citato in diverse canzoni nel corso degli anni. Tra queste, c’è “Puceriale” (nome napoletano per Poggioreale) di Mario Trevi, pubblicato nel 1972, “Giuvaniello” della Nuova Compagnia di Canto Popolare nel 1977, “Don Raffaè” di Fabrizio De André del 1990, dall’album Le nuvole , e “Gimmerulove” degli Almanegretta del 2016.

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