Ovvero, come dice l’antico detto “Tene ‘o pizzo bbuono e ‘e scelle rotte“,
Il detto del sottotitolo sottolinea che chi ha buon gusto nello scegliere ma vuole spendere poco, a Napoli ha ottime opzioni di scelta, come quella indicata nel titolo.
‘A fravaglia (in italiano fragaglia), saporitissima, è costituita da pesce minuto di varia qualità (di pregiate triglie-pescetti rossi- o di rotunno – i pescetti grigio argentato chiaro meno pregiati (in italiano detti zerri o mènole). Costituiscono “‘na minuzzaglia”, cioè un insieme di pescetti a buon mercato, che vanno cotti e consumati appena pescati.
Per il termine, le ipotesi etimologiche sono due: dal latino frangere, spezzare, per la loro delicata consistenza, che li rende facili a spezzarsi; oppure dal latino fragalia, (“cose odorose”) … perché emanano un profumo di mare, soprattutto se è di scoglio.

‘A fravaglia
‘E cicenielle sono detti in italiano “avanotti”, etimologicamente dal latino. “ăb annum” riferito alla nascita recente; in napoletano, invece, derivano il loro nome dal latino “caecum“, con l’aggiunta del diminutivo “niello”: un tempo, infatti, si credeva che i neonati nascessero ciechi e i piccolissimi pesci sono – appunto – neonati: bianchi e translucidi sono il novellame di pesce azzurro, ovvero le forme giovanili di due specie specifiche: acciuga (Engraulis encrasicolus) e sardina (Sardina pilchardus).

‘E cicenielle
Ma come cucinarli? A frittelle, perché la frittura è una colonna portante della cucina tradizionale napoletana e costituisce una delle ricette povere e antiche, un tempo realizzate direttamente dai pescatori del Golfo di Napoli, poi divenire dai friggitori ambulanti napoletani (pomposamente chiamati “dello street food”) e presente ancora oggi int’ ê vichi e vicarielli cittadini.