Foto di Alain Audet da Pixabay
Letteralmente: avere la coda di paglia.
Quello che vi propongo è un’espressione che si ritrova, come tante, anche nell’italiano e la si rivolge nei confronti di coloro i quali, forse perché non hanno la coscienza tranquilla, reagiscono in maniera veemente, per la paura di essere scoperti, aggredendo verbalmente l’interlocutore.
La logica ci dice che l’etimo dell’espressione derivi dal fatto che l’avente causa si accenda d’ira come un fuoco, ma questa è una verità a metà.
L’origine, quindi, è in una delle tante favole di Esopo nella quale si narra che una volpe subì l’amputazione della coda per fuggire via da una tagliola.
Privata di una delle sue caratteristiche, la povera volpe provava vergogna di mostrarsi in quello stato, tanto che gli altri animali, impietositisi, pensarono di realizzare per lei una coda di paglia, talmente bella che sembrò essere vera.
Il trapianto della nuova coda doveva ovviamente rimanere un segreto per tutti!
Un giorno, tuttavia, un gallo, animale non dotato di grande intelligenza, si fece sfuggire il segreto e la storia finì alle orecchie dei contadini, che tante perdite avevano subito dalle sortite dell’animale.
Pensarono quindi di accendere fuochi intorno ai recinti dove custodivano le loro bestie e intorno ai pollai, al fine di far desistere la volpe dal continuare la strage.
Inutile dire che la paura fu tanta che la nostra volpe non si avvicinò mai più ad alcun pollaio, proprio per la paura di prender fuoco e di bruciarsi.
Ecco dunque che l’espressione fu rivolta nei confronti di chi, temendo ogni forma di critica al suo operato, anche un po’ per permalosità, attacchi in modo esagerato il latore della critica.
Come dicevamo, l’espressione è presente in italiano ed in tante versioni dialettali; tra le tante vi propongo la versione toscana che rende chiaro il contenuto; “Chi ha la coda di paglia ha sempre paura che gli pigli fuoco”.