Ammesùrate ‘a palla
Premessa
Il titolo di questo post (“Ammesuràte ‘a palla“) costituiva l’ordine perentorio rivolto ai sottoposti addetti ai pezzi di artiglieria che dovevano porgere agli artiglieri proiettili del calibro adatto alle bocche da fuoco in azione. Ma il sistema di misurazione dei pesi e delle distanze napoletano ha una lunga storia che vi racconterò in più puntate a partire da oggi.
 
Cominciamo con la storia dei pesi
Già nel 1480 un editto di Ferdinando I d’Aragona istituì nelle diverse province del Regno un sistema di misurazione unico delle lunghezze e dei pesi: Infatti, anche tra località finitime, a seconda dei luoghi la misurazione difformi (per le distanze, come vedremo nei prossimi post): terreni, costruzioni, percorsi stradali, stoffe, cordami; per il peso, la quantità ponderale delle merci) dava luogo ad equivoci e imbrogli frequenti.
Il re dispose che i campioni originali di misure e pesi fossero depositati in Castel Capuano (poi Vicarìa) e diffusi in tutte le province; ma l’effetto del provvedimento fu molto limitato, vuoi per ignoranza, vuoi per resistenze ai cambiamenti e l’esistenza di tanti piccoli sistemi chiusi locali, vuoi per i frequenti sconvolgimenti politici; così le tante microeconomie del Regno, continuarono ad usare le misure di sempre.
A ricordo dell’editto, nel cortile di Castel Capuano fu messo un marmo con varie cavità (“campioni” delle capacità di peso). Definito mensa ponderaria, dal cortile del Castel Capuano fu trasferito su un ballatoio esterno dell’Istituto Paolo Colosimo in via Santa Teresa al Museo, che dal 1916 si dedica alla formazione scolastica e lavorativa dei giovani ciechi e ipovedenti.
Sul ripiano superiore del grande blocco di marmo, lungo di circa due metri e largo ed alto poco più di un metro, è inciso un grande scudo con le insegne aragonesi, le varie formelle circolari di diversa dimensione con un foro di scolo interno, portano ciascuna un’incisione (ormai poco leggibile) di varie sostanze: olio, vino, mota ed altre iscrizioni non più leggibili.
Ad adiuvandum, regoli o oggetti simili furono posti nelle principali chiese del Regno di Napoli, nelle sedi dei Tribunali e nelle Camere Baronali in osservanza dell’editto aragonese di perequazione di Alfonso il Magnanimo che, per evitare frodi e controversie, stabiliva le unità di misura canoniche per i pesi e per i liquidi, così come già praticato in antico. Anche nel Duomo di Napoli, murato nel pilastro nella crociera sinistra, si trova il cosiddetto passus ferreus con le misure lineari canoniche.
 
Tutto a posto
Macché, le truffe e concussioni continuarono (spesso i primi a farle erano proprio i commissari regi che avrebbero dovuto divulgare controllare il sistema; così nel 1609 fu concesso agli amministratori comunali il diritto di vegliare sulla integrità dei pesi e delle misure.
Ma il rimedio fu peggiore del male perché da quel momento, aumentarono le “interpretazioni e gli aggiustamenti locali” delle misure regie: così, si continuarono ad usare le misure di sempre.
 
(continua)
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