Cose ‘e pazze
Premessa
Dal 1947 al 1953 sull’emittente “Radio Napoli” andò in onda “Succede a Napoli”; ideata da Giannetto La Rotonda e Gerardo Fischetti, vi parteciparono numerosi bravi attori, da Anna Maria Ackermann ad Arturo Criscuolo, da Gennaro Di Napoli a Giulia Melidoni; ma – più di tutti – primeggiò Agostino Salvietti (Napoli, 28 agosto 1882-2 dicembre 1967). Con sketch ricchi di frizzi e lazzi divertenti, i quattro attori commentavano a modo loro i fatti che accadevano giorno per giorno, da quelli più banali a quelli riportati in cronaca e quelli che riguardavano la squadra del Napoli. La notizia che ho appena appreso dalla TV sarebbe degna dei suoi commenti.
‘O fatto comm’è ghiuto
Nella Sala del Convento di Santa Patrizia di San Gregorio Armeno sede della Facoltà di Medicina dell’Università “Vanvitelli” di Napoli, il tarantino Enzo Fernando Buccoliero, a 73 anni (già agricoltore, poi impiegato comunale, infine pensionato) si è laureato a più di mezzo secolo dall’iscrizione: l’aveva promesso al padre e ha voluto onorare l’impegno preso nel 1970. Ha discusso con il relatore, prof. Antonio Gallo, docente di Malattie Nervose, la tesi di laurea: <Parkinson e parkinsonismi atipici plus>. “Ho mantenuto la promessa fatta a mio padre“, ha dichiarato felice dopo l’evento. Parenti e amici tarantini sono arrivati in pullman per festeggiarlo.
Il commento? Parafrasando un antico detto napoletano, “Pazze e criature, ‘o Signore ll’ajuta
Agostino Salvietti
Agostino, dall’aspetto bizzarro e divertente e dall’acuto umorismo, apparteneva all’aristocratica famiglia dei Salvietti d’Acciaiolas.
Giovanissimo, abbandonati gli studi di giurisprudenza (era allievo del grande avvocato Marsico), si era dedicato dapprima alla pittura come allievo del grande Casciaro; ben presto, però, l’umorismo prese il sopravvento, perché gli piaceva cogliere i lati divertenti della società napoletana.
Il successo personale arrivò con due rubriche radiofoniche del secondo dopoguerra “Succede a Napoli” e “Lampione di Fuorigrotta” e con la partecipazione – come caratterista – ad alcuni film: in particolare, ricordiamo “Gli Onorevoli”, dove faceva la parte del cameriere di Antonio La Trippa (Totò)
Aneddoti salviettiani
♦ In un famosissimo sketch di “Succede a Napoli” si ricorda ancora l’esilarante racconto di un tragitto su un tram napoletano affollatissimo che si concludeva con la frase: “Songo sagliuto Salvietti e songo sciso Mappina” (nei tram napoletani dell’epoca, sempre strapieni di viaggiatori, era tale la calca, che i vestiti degli avventori si riducevano a stracci, buoni solo per lavare per terra!)
♦ Durante uno dei suoi spettacoli in cui interpretava uno scienziato un po’ ‘nzallanuto e strampalato, che aveva inventato il “raggio della verità”, Salvietti illuminava con una pila alcuni attori seduti tra il pubblico, che fingevano di rispondere alle sue domande. Una sera sbagliò e illuminò una spettatrice che si mise a raccontare del proprio matrimonio d’interesse con un uomo che odiava, combinato dalla sua mamma d’accordo. Mamma e marito, seduti accanto a lei, si rizzelarono: in sala successe un putiferio e lo spettacolo fu sospeso!
♦ Salvietti viveva al Vomero in via Aniello Falcone, alcuni dicono con l’unica figlia avuta in tarda età, altri con una sorella nubile ed esperta cartomante; probabilmente viveva con entrambe. La casa era piena di reliquie del passato: mobili antichi, una raccolta enorme di Gazzette Ufficiali, retaggio dei suoi studi di giurisprudenza, e di quadri, retaggio della sua attività di pittore.
Salvietti esponeva le sue tele in Via Scarlatti. Una era sintomatica della sua ironia: rappresentava l’ingresso della sua abitazione con appesi all’attaccapanni il cappotto con il bavero di astrakhan, la lobbia, il bastone con il pomo d’argento. Il titolo dell’opera era “Il signore non è in casa”.
Il magistrato e scrittore Sergio Zazzera, che raccontò ampiamente di Salvietti nel suo libro “C’era una volta il Vomero” racconta di avergli chiesto una volta un autografo e Salvietti, mentre firmava, gli aveva chiesto: “Guaglio’ pecché nun dice a pateto ca t’accatta ‘nu quatro ‘e chiste?”.

Fonti

Da alcuni miei vecchi post e vari testi: in particolare, S. Zazzera, Archivio Storico della Canzone Napoletana, su radio.rai.it.; Coming soon.it; Totòtruffa 2002, modificati
Immagine Wikipedia
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