La storia di “Addo’ sta Zazà”

Già abbozzata un anno prima in una versione italiana, da un’idea di Antonio Natale, la canzone si rifaceva al suono della banda (niente a che vedere con la canzona di Mina, peraltro bellissima…); Cutolo scrisse poi nel 1943 una versione completamente rielaborata del brano, per il repertorio dell’attrice Elena Gray, che appariva in una rivista di Renato Rascel

Il primo a registrare il brano fu il cantante Aldo Tarantino, ma la versione più celebre fu quella eseguita due anni dopo da Nino Taranto. A proposito di Tarantino, si racconta un simpatico aneddoto: Al teatro “Trianon”, nei pressi di via Forcella, alcuni scippatori presenti in sala, mentre Tarantino si produceva in una sorta di parata, gli ripulirono le tasche, anche se dopo il maltolto fu restituito, con le dovute scuse “Zazà è così bella che non abbiamo il coraggio di derubarti”», gli dissero.

Come detto, la canzone ebbe un grandissimo successo, suscitando la curiosità di tutti. Anche dopo lungo tempo Raffele Cutolo veniva fermato per strada, a Napoli, per svelare chi fosse Zazà, tanto che, in preda ad un esaurimento nervoso, riparò a Roma!

In buona sostanza Addò sta Zazà fu uno dei primi grandi successi del dopoguerra, un inno alla riappacificazione tra vincitori e vinti. Gli stessi soldati americani la imparavano molto velocemente, cantandola ovunque fossero poi dislocati.

Purtroppo, Napoli subì per lungo tempo l’occupazione americana, tanto che il termine Zazà veniva rivolto nei confronti delle ragazze che si accompagnavano ai soldati che si trovavano in città.

Per concludere, come al solito, vi propongo la bellissima versione di Nino Taranto: buon ascolto!

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