Mannà a accattà ‘o ttozzabancone oppure mannà a accattà ‘o ppepe

Letteralmente: mandare a comprare l’”urta-bancone” oppure il pepe.

Espressioni alquanto criptiche e strane e, come al solito, quando c’è qualche dubbio noi ci rivolgiamo al Blog di Raffaele Bracale, che consiglio a tutti di frequentare, per attingere da una fonte attendibile la giusta informazione.

Don Rafè in questo caso propone la storia delle famiglie numerose e di quei genitori che, per riservarsi qualche momento di intimità (utile per incrementare la nidiata…), mandavano fuori di casa i piccoli, con richieste di svolgere strane commissioni tra le quali, per l’appunto, quella di andare a comprare l’inesistente “ttozzabancone” oppure il pepe.
I commercianti capivano l’antifona e intrattenevano i ragazzini con racconti e dolciumi, per allungare la disponibilità di tempo dei genitori, nel frattempo in altre faccende affaccendati…

Io ricordavo invece un’altra versione, vissuta con la mia esperienza da fanciullo.

Quando eravamo bambini, la nostra sala giochi era la strada, spesso eravamo in mezzo agli scherzi che i nostri vecchi, molto più di noi, organizzavano per deridere questa o quella persona.

Quando mancava la materia prima, oggetto delle derisione eravamo noi bambini…

Per questo c’era una specie di rito di iniziazione: si veniva mandati (in cambio di qualche piccola mancia)  generalmente dal salumiere al quale l’ignaro giovincello chiedeva innocentemente una quantità di questo strano articolo (qualcuno se lo faceva ripetere più di una volta per capire di aver capito bene).

Il bottegaio ci chiedeva più volte conferma della nostra ingenua richiesta, poi con fare sapiente, ci prendeva la testa tra le mani e la batteva sul bancone in marmo tante volte per quanto era il peso richiesto, mentre gli interessati… mandanti se la ridevano di gusto.

Ovviamente, i soggetti di tale sfottò non ne facevano parola con nessuno (che brutta figura!) e al successivo rito, quindi  non sfuggiva nessuno (che non avesse già subito, ovviamente).

Sarà banale, ma io la ricordo sempre come un’esperienza di vita: ho imparato che non è mai bello farsi prendere in giro, magari controllando bene fatti e circostanze!

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