Oggi dire “Sanremo” significa evocare l’evento musicale per eccellenza, un appuntamento imperdibile per gli italiani e non solo. Ma sapevate che le radici di questo festival affondano nel cuore pulsante di Napoli? Già, perché a dare il primo spunto per quella che sarebbe diventata la kermesse canora più famosa d’Italia furono due napoletani doc: il poeta Ernesto Murolo e il musicista Ernesto Tagliaferri.
Una storia che parte da lontano, anzi, da Piedigrotta
Facciamo un salto nel passato, fino al 1931. Murolo e Tagliaferri, ispirati dalla storica “Festa di Piedigrotta” (un evento musicale tutto partenopeo), decisero di portare una manifestazione simile anche a Sanremo. Nacque così il “Festival partenopeo di canti, tradizioni e costumi”, che si tenne dal 24 dicembre 1931 al 1° gennaio 1932 all’interno del Casinò di Sanremo.
Era un festival natalizio dedicato esclusivamente alla canzone napoletana, senza la competizione che caratterizza oggi Sanremo, ma con il preciso intento di celebrare la musica e la cultura partenopea.
Dalla tradizione popolare alla canzone d’autore
Per capire il legame tra Napoli e Sanremo, bisogna dunque partire dalla “Festa di Piedigrotta”, una delle più antiche celebrazioni musicali della città. Qui sono nate canzoni immortali come “Te voglio bene assaje“, capolavori che hanno segnato il passaggio dalla musica popolare alla canzone d’autore.
Nel Novecento, la festa diventò l’evento clou per la musica classica napoletana, portando alla ribalta personaggi come Salvatore Di Giacomo e Libero Bovio ; un vero e proprio tempio della canzone (ma anche della poesia) che gettò le basi per quello che poi sarebbe stato il Festival di Sanremo.
E Napoli risponde con il suo festival!
Nel 1952, mentre Sanremo cresceva in popolarità, Napoli decise di rispondere con il suo “Festival della Canzone Napoletana”. Un’erede spirituale della Piedigrotta, nato per riportare in auge la musica tradizionale e offrire un palco ai grandi interpreti della canzone napoletana.
All’inizio i due festival andavano a braccetto, scambiandosi talenti e idee. Ma mentre Sanremo si affermava come il punto di riferimento della musica italiana e internazionale, il Festival di Napoli perse smalto a causa di scelte organizzative discutibili e di un progressivo distacco dall’autentica tradizione musicale napoletana.
Totò e Troisi: quando Napoli disse “no” a Sanremo
Il legame tra Napoli e Sanremo non è fatto solo di influenze musicali, ma anche di scelte controcorrente. Due grandi artisti napoletani, Totò e Massimo Troisi, rifiutarono di partecipare al Festival per restare fedeli ai loro principi. Nel 1960, Totò declinò l’invito alla presidenza della giuria, affermando con la sua proverbiale ironia: “Non faccio l’uomo di paglia“; nel 1981, Massimo Troisi fece lo stesso, preferendo non piegarsi alle dinamiche commerciali della televisione.
Ma anche Sanremo ha detto “no” agli artisti napoletani, come il caso dell’edizione 2024 con l’esibizione di Geolier, che ottenne un ampio consenso dal pubblico attraverso il televoto, ma poi penalizzato dalla giuria tecnica a cui il rapper non andava tanto a genio.
Sanremo oggi: un’eredità napoletana poco raccontata
Anche se oggi il Festival di Sanremo è considerato un evento tutto ligure, le sue radici partenopee restano dunque incise nella sua storia. Napoli, con la sua inesauribile vena creativa, ha dato il primo impulso a una tradizione che oggi vive ogni anno sul palco dell’Ariston.
Quindi, la prossima volta che accenderete la TV per guardare il Festival, ricordate: sotto quelle luci scintillanti batte, in fondo, un cuore napoletano!