Spuglià a Ggiesù pe vvestere a Mmaria!

Letteralmente: spogliare Gesù per vestire Maria.

L’espressione di cui ci occupiamo la si riferisce quando, in mancanza di mezzi economici o di sussistenza, siamo costretti a togliere a qualcuno una fonte di sostentamento per darla ad un altro, che probabilmente ha più bisogno.

L’origine dell’espressione viene dall’attività svolta dal sagrestano di  quel povero parroco di Nola, don Paolino, di cui ci siamo già occupati (vedi articolo correlato).

Ebbene, pur in presenza delle note ristrettezze economiche della parrocchia, don Paolino chiese al sagrestano di addobbare l’altare con ceri e fiori in onore della Madonna Immacolata, la cui celebrazione si sarebbe tenuta da lì a poco.

La necessità aguzza l’ingegno, così che il sagrestano tolse gli addobbi dalla cappella dedicata al Sacro Cuore di Gesù, spostandolo in quello della Madonna!

Concludo segnalandovi altre espressioni, contenute nel nostre database, tutte riferite al nostro povero parroco.

Rummané â prevetina (oppure comme a don Paulino)
È restato a preventina, comm’ a don Paulino ca diceva ‘a messa cu’ ‘o tezzone
Arredurse comme a San Paulino, ca dicette ‘a Messa sanza tonaca
Resta’ comm’a don Paolino

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