Domenico Modugno e l’incredibile censura…

Forse tutti non sanno che una volta le trasmissioni televisive, morigerate e piene di castità, erano oggetto di censura da parte di grigi funzionari… all’uopo predisposti.

Tale forma di castrazione è durata fino ai primi anni settanta: intanto, intorno agli anni ’50, quelli della nascita della televisione in Italia, molti artisti dovettero pagare pegno, molti addirittura furono costretti a subire un assurdo ostracismo da parte della RAI.

Anche il Mimmo nazionale rimase coinvolto in tale gogna… e per ben due volte.

La prima volta con “Vecchio frac”, un capolavoro poetico, con la sostituzione del verso “Ad un attimo d’amore, che mai più ritornerà” con un più pudico “Ad un abito da sposa, primo ed ultimo suo amor, in quanto non era possibile citare, in una canzone, un attimo d’amore. Dopo qualche anno, poi, la canzone fu cantata nella versione originale.

Nel 1957 anche la celeberrima “Resta cu’mme” venne censurata dalla RAI per il verso “Nun me ‘mporta d’o passato, nun me ‘mporta ‘e chi t’avuto…” in chiaro contrasto con la corrente morale del tempo che riteneva induscutibile (!) la verginità della donna.

Anche in questo caso, dopo qualche anno, tuttavia, il testo fu regolarmente eseguito con le stupende parole…

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